La Missione universale
C’è una tentazione pericolosa che può condizionare e anche minare chi cammina nelle vie spirituali, con i suoi valori: credere in Dio, negli Angeli, nell’amore del prossimo, nell’universalità dell’amore, nel disegno divino d’amore e di salvezza e allo stesso tempo sentirsi impotenti, inadatti, incapaci, indegni e imperfetti al punto da avere la sensazione di essere esclusi e carichi di sensi di colpa.
Quando si dialoga con alcune persone, si sente dire che nei percorsi spirituali c’è il pericolo dell’orgoglio, della superbia, della presunzione e della mancanza di umiltà.
La prima obiezione è che allora non si tratta di cammino spirituale. Ma molto spesso si tratta solo di timori, di sensi di colpa e di inferiorità. Se la persona non si muove da queste posizioni, risulta inutile ogni tentativo di proporre un’ottica che valorizzi la sua vita spirituale. Ma questo è un danno. Ce lo dissero gli Angeli, Gesù e la Vergine Maria.
Addirittura Ella ci disse: “Non dite di essere indegni altrimenti vi mettete fuori da soli!”.
Fuori da cosa? Cerchiamo di fare un esempio semplice. Se una persona del popolo venisse invitata da un grande re al suo banchetto, a partecipare alle sue imprese e ai suoi progetti e dicesse di non esserne degno, rifiutando quella grande opportunità, si metterebbe fuori da solo.
Pensiamo che l’invito alla partecipazione ai grandi progetti d’amore e di salvezza del nostro Dio sia diversamente? Vi sono doni immensi che vengono dati a chi si accinge con una coscienza chiara, umile e operosa, piena d’amore, a fare la sua parte nella sua missione in questo mondo.
La Sacra Scrittura dice che sono belli i piedi di coloro che vanno ad annunciare la pace e l’amore universale. Il profeta Siracide canta: “Vino e musica rallegrano il cuore, ma più ancora lo rallegra l’amore della sapienza”. Qui la sapienza è la vera conoscenza e la vera coscienza delle cose superiori.
Salomone scrive nel Libro della Sapienza (6, 22):
“Annuncerò che cos’è la sapienza e com’è nata, non vi terrò nascosti i suoi segreti, ma fin dalle origini ne ricercherò le tracce, metterò in chiaro la conoscenza di lei, non mi allontanerò dalla verità (...) Il gran numero di sapienti è salvezza per il mondo…”.
Il Libro dei Salmi prega così: “Insegnami il gusto del bene e la conoscenza…”.
L’arcangelo Raffaele ci disse:
“Ebbene, l’Esercito del Signore Iddio ha le sue Milizie nello spazio che si prodigano per il trionfo del bene sulla Terra: un esercito impegnato in una “guerra” d’Amore e di salvezza dal male. Sempre più numerosi saranno in questo tempo i discesi sulla Terra per questa grande missione. Siamo in tanti”.
Sappiamo che le Milizie Celesti sono il Signore con i suoi Angeli, nostri Fratelli Maggiori, che combattono la battaglia dell’amore per cancellare il male dalla Terra e dalla creazione.
Ma quando Raffaele parlava dei “discesi in missione” si riferiva a quanti vivono come uomini e donne su questo pianeta. E parlava del nostro tempo, di adesso: essendo grande il male che affligge l’umanità e il creato, i discesi hanno una grande missione.
È grande perché in unione alla missione delle “Milizie Celesti”.
Di quale battaglia si tratta? Di una battaglia finale, una vera “guerra” d’Amore e di salvezza dal male così prepotente. Queste conoscenze dateci dagli Angeli fanno parte della sapienza. Perché ce ne danno una conoscenza e una coscienza superiore.
Sempre in quel quarto capitolo di “Angeli in astronave, ho scritto:
“E questi lo sanno di essere tali?”, chiesi. “Molti non lo sanno”, rispose [Raffaele], “perché un oblio viene ad impedire il chiaro ricordo della loro provenienza. L’oblio è necessario affinché il soggiorno durante la vita sul pianeta non sia reso troppo penoso. Ma poi ogni fratello appartenente all’Amore Universale che ha compiuto il suo tempo sulla Terra, riacquista piena coscienza di chi è, e potrà valutare la sua opera e l’aiuto che da noi non venne mai meno”.
Negli insegnamenti del Cielo, nelle rivelazioni della Sacra Scrittura e nelle manifestazioni attuali, noi possiamo ricevere conoscenza e coscienza di chi siamo e della nostra missione.
La sapienza si rivela e noi cominciamo già a perdere l’oblio da questa vita e a sapere. Questo non è essere orgogliosi e superbi e tanto meno presuntuosi. Un’antica e saggia definizione dell’umiltà è questa: “L’umiltà è verità e giustizia”.
Se quanto ci viene rivelato, noi lo accogliamo con la sincerità del cuore, perché risuona dentro di noi nella pace e nell’amore, lo sentiamo vero e giusto. E allora siamo nell’umiltà che produce frutti positivi nell’amore di Dio, del prossimo e del creato tutto. Gesù disse che l’albero si giudica dai frutti: “se l’albero è buono dà frutti buoni; se l’albero è cattivo dà frutti cattivi!”
Un frutto grande e decisivo della sapienza è una conoscenza e una coscienza superiori di chi siamo e da questo ne deriva una caduta di oblio che ci pone con chiarezza nella nostra missione personale e universale. Raffaele disse che molti, pur essendo in missione sulla Terra, non sanno chi sono sul piano dello spirito perché un oblio impedisce loro il chiaro ricordo della loro identità spirituale.
L’oblio però può iniziare a cadere e ognuno di noi può aprire uno squarcio nel proprio cuore e verso il Cielo e lasciare che una luce scenda a illuminare la propria vita e la propria missione qui sulla Terra. Poi, al termine della nostra missione terrena, ne avrà pieno ricordo e vedrà tutto il suo operato.
In molti però, quando questa luce comincia a rischiarare la propria realtà spirituale, si arenano perché si sentono incapaci, inadeguati, indegni, impotenti.
La tentazione suggerisce loro: “Tu non sei fra questi discesi in missione, non ne hai la statura e la capacità spirituale. Cosa fai tu? Non fai niente e quel poco lo fai male. Cosa pretendi?”.
Così succede che da una parte ci sono i fortunati “spirituali” che sono capaci, adeguati, degni, veri missionari e dall’altra chi non è all’altezza… e così via.
Questo atteggiamento, questa mistificazione della verità, questa ingiusta discriminazione fanno soffrire molto i nostri Fratelli Celesti e il Cuore di Dio che ama tutti i suoi figli infinitamente e senza discriminazioni. Ogni figlio di Dio non deve venire soggiogato con giusta ragione da questi pensieri e da questi sentimenti negativi.
Abbiamo chiamato “tentazione” quel sentimento o suggerimento negativo, che vanifica tanto bene e mette fuori gioco anime buone, generose, che sopportano molta ingiustizia e violenza in questo mondo e che hanno la bontà e il desiderio del bene nel cuore. Bisogna rifuggire dalle dottrine rigide, severe, da percorsi colpevolizzanti e di facciata che non tengono conto dell’immensa ricchezza che è nel cuore di ogni persona di buona volontà che sente il bisogno della spiritualità e dell’elevazione alle cose superiori.
Questo mondo oppone continue e quasi insormontabili difficoltà a chi si sente attratto dalle cose spirituali e da una missione superiore. Veniamo condizionati, sottoposti a umiliazioni, a immagini che ci avviliscono, a giudizi negativi, a gelosie e anche a invidie che possono farci molto male. C’è un mare che naviga contro coloro che vogliono scalare le vette dello Spirito perché credono in un mondo migliore, in una dimensione che non viene toccata dalla marea di pesantezze di ogni genere.
E così spesso sentiamo dire: “Io non faccio niente”, “io non ce la faccio”, “non so cosa io stia realmente costruendo spiritualmente”, “non sono capace”, “conosco una persona o delle persone che - loro sì - hanno un percorso meraviglioso, ma io cosa posso fare?”.
Una signora anziana in questi giorni diceva: “Io ho trascorso la mia vita a lavare panni e piatti, a servire prima i miei figli e ora i miei nipoti. Non so pregare come fate voi, non sono intelligente e non conosco la Sacra Scrittura che voi citate…”, e altre cose del genere.
Abbiamo dialogato con lei e abbiamo scoperto una donna dalla dimensione di fede davvero grande, una umiltà profonda, un servizio amorevole non solo alla sua famiglia, ma a quanti hanno chiesto il suo aiuto. Una donna che ha atteso tutto dal Cielo e ha pregato con tutto il cuore quando ha potuto farlo, date le sue continue occupazioni. Quando si è sentita dire che ha fatto e sta facendo ancora una grande missione, dapprima ha sorriso come a dire che era meravigliata che le dicessimo una cosa simile. Cosa significa fare una missione? Questa donna già avanti con gli anni ha dato il meglio di sé stessa senza riserve, ha accettato umiliazioni e fatiche ricambiando tutto con l’amore del suo servizio.
Ora è un poco più libera del suo tempo e per questo è presente a conferenze, a seminari e a incontri spirituali e ne esce felice di condividere un dialogo nel quale si sente bene.
Cosa avrebbe dovuto fare questa donna per fare una missione? Forse leggere libri eruditi, partecipare ad assemblee spirituali e altro del genere, se non aveva nemmeno il tempo per le sue cose personali? È meno evoluta, meno santa, meno missionaria di chi predica e intrattiene conferenze e seminari in ordine alle cose dello Spirito?
Ora che ha tempo fa il possibile per partecipare a momenti spirituali e ne è felice. Dice di non capire alcune cose dotte che diciamo, ma questo le impedisce forse di essere nel cuore della sua missione? Tutti i dotti spiritualisti sono migliori di lei? Ora che sa che è in missione, che è partecipe del disegno universale di Dio e dei suoi Angeli per un tempo nuovo e un mondo nuovo, è piena di gioia e di gratitudine verso tutti.
Un signore da tempo ci ripete che lui ha fatto tanti sbagli nella vita, che Dio ha certamente compassione di lui, ma che questo suo passato non può porlo nel ruolo di una missione. Noi gli ripetiamo quanto Gesù disse quando volevano lapidare una donna: “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra!”. Tutti lasciarono cadere le pietre che avevano in mano e se ne andarono riflettendo sulle parole di Gesù.
Dio non è un magistrato che deve applicare una legge inesorabile. Dio non è un contabile che deve fare quadrare i conti degli errori dei suoi figli. Dio non vuole che i suoi figli siano dei perfezionisti pieni di presunzione e di orgoglio, cose che soffocano l’amore e la compassione, la tenerezza e la misericordia. Gesù ci invitò ad essere perfetti come lo è il Padre nostro che è nei cieli. Ma di quale perfezione parlava Gesù? Il Padre è amore. Gesù parlava dell’amore. Spingeva tutti a percorrere le vie dell’amore, a essere sempre più perfetti nell’amore. Questa è la base di ogni missione spirituale.
L’unica condanna di Gesù è stata verso l’ipocrisia. Chi sbaglia può redimersi e convertire il proprio cuore e la propria vita. L’ipocrita non è convertibile perché crede di essere perfetto. Noi siamo limitati, abbiamo le nostre imperfezioni, le nostre debolezze, le nostre cose da cambiare o da migliorare. L’amore trasforma, cambia, converte, intenerisce, fa sparire rancori e anche l’odio.
Il nostro mondo va male, ci dicevano gli Angeli, per la carenza dell’amore. Nel mondo si parla di amore, ma spesso c’è il fine egoistico e altro che non è positivo.
Tutti noi che crediamo nell’amore universale, nel bene, che pensiamo che Dio è Amore, che gli Angeli sono nell’amore, che vogliamo un nuovo mondo nell’amore, siamo qui in missione. Nessuno di noi può giudicare il grado di missione degli altri in base alle apparenze umane o alle opere. Vi sono persone umili e nascoste che spiritualmente sono dei giganti e operano silenziosamente sul piano spirituale con grandi effetti universali che vanno a beneficio anche della materia.
La tentazione è lasciarsi abbattere dai nostri limiti, farci umiliare e immobilizzare dalle nostre debolezze, vivere intristiti dalle nostre impotenze, scoraggiarci per i nostri errori. Lassù non ci giudicano e non ci vedono in questa chiave perfezionista, ma guardano il cuore, l’intendimento positivo, la volontà di migliorare, di combattere per la pace, per la giustizia e di promuovere il sorriso e l’amore.
Quando vediamo i nostri figli contenti e consci del dono della vita, ne gioiamo grandemente e non andiamo a vedere le cose negative e speriamo che diventino sempre migliori per sé stessi e per gli altri. Pensiamo che Dio, gli Angeli e tutti i nostri Fratelli Celesti la pensino diversamente? Non abbiamo neppure la più pallida idea dell’amore di lassù e dell’amore che hanno per noi.
L’amore è la vera moneta della nostra missione, quella moneta spirituale che dà valore a ogni nostro respiro, a ogni nostro passo, a ogni nostra azione, pensiero, sentimento e intendimento. Se commettiamo cose non buone e ce ne dispiace e diciamo che è importante che miglioriamo, questo dispiacere è un atto d’amore e un atto di umiltà che sul piano dello Spirito va a costruire tante e tante cose che un giorno vedremo.
Vi sono persone che pregano e sono afflitte perché si distraggono. Vi sono altri che dicono di essere distratti dal loro lavoro, dalla casa e dalla famiglia e lamentano di non avere la capacità di pensare e dedicarsi a un cammino spirituale. Ma quando la mente si distrae, il cuore non si distrae. Non appena torniamo a poter pregare, meditare, riflettere o anche solo ad avere pensieri e intendimenti spirituali, subito ci troviamo in sintonia. Perché accade questo? Perché il nostro cuore, il nostro spirito, la nostra anima, la nostra volontà, i nostri intendimenti sono sempre in quella direzione nonostante le distrazioni delle occupazioni e dei doveri che ci prendono ogni giorno. Anzi, possiamo offrire con amore proprio ogni cosa che facciamo. Possiamo diventare noi stessi preghiera vivente.
Gli Angeli ci sono sempre accanto e suppliscono a quanto noi non possiamo fare. Gesù e tutto il Cielo, la Madre Divina, tutti raccolgono il nostro impegno e lo fanno lievitare portandolo nel Cuore del Padre. L’amore cancella ogni macchia proprio come quando mettiamo in lavatrice i panni sporchi o la lavapiatti pulisce e asciuga piatti e stoviglie. L’acqua benedetta dell’amore lava e fa rifulgere tutto, proprio tutto: questo fa parte del disegno buono e misericordioso di Dio e del suo amore universale.
“Io non so amare”, dice qualcuno. “Io non so cosa vuol dire amare perché mi arrabbio…”. Se lo dici ne hai coscienza, vuoi migliorare, ti dispiace di essere così. Questo è già amore, è umiltà. Poi se scaviamo forse non è proprio come dici tu. Non essere perfezionista. Sii semplice come lo è il tuo cuore. Sii compassionevole verso te stesso, amati con tenerezza e così potrai farlo con gli altri.
Perché Dio e il Cielo ti amano proprio così. Ricorda le parole della Vergine Maria, della Madre Divina: “Non dite di essere indegni altrimenti vi mettete fuori da soli!”.
Non ci sono ragioni sufficienti per dire: “Io non sono in missione”, “io non mi vedo in missione in questo mondo”, “che missione posso avere io?”.
La prima missione l’abbiamo verso noi stessi e poi verso gli altri, verso la creazione, al servizio del Cielo che tutto fa per noi. Facciamo quel poco che possiamo che sul piano spirituale diventa il molto perché il Cielo tutto fa lievitare nel nostro mandato spirituale.
Nessuno di noi vive a caso. Nessuno di noi vive senza che tutto di lui o di lei sia senza valore. Nessuno di noi è neutro. Tutti apparteniamo all’amore universale, alla fraternità universale, a Dio e alla creazione, a meno che non vi sia una vera scelta del male. Siamo in missione universale. Chiediamo la conoscenza e la coscienza della nostra identità spirituale di figli di Dio, della nostra missione. Oggi è più urgente e importante di sempre perché siamo al limite di un vecchio tempo che muore e cede il passo a un tempo nuovo universalmente.
Chi vuole ancora vecchi egoismi, vecchi schemi dannosi, chi mira ancora a un potere a vantaggio proprio o di pochi, che non è quello dell’amore universale, a danno dell’umanità, degli animali, della creazione e della salvezza spirituale, si sta opponendo al regno di Dio e dei suoi figli. Le profezie si sono avverate e stanno compiendosi. Non c’è più molto tempo. Tutti siamo in missione perché sia affrettato quel giorno che cambierà il mondo per sempre. Abbandoniamo perfezionismi, orgogli, sensi di colpa dannosi allo spirito, e facciamo ogni cosa, piccola e grande, con amore, sapendo che Dio raccoglie tutto di noi con i suoi Angeli, a beneficio di tutti.
Liberiamoci dalla tentazione che abbiamo citato e cercato di spiegare. Troppo sangue è stato versato. Troppi dolori e crudeltà hanno umiliato Dio e i suoi figli. Troppi costi di ogni genere hanno gravato sul cuore degli uomini. Troppi pericoli si sono profilati all’orizzonte. Noi crediamo nelle parole e nella promessa di Gesù che ci disse: “Presto verrò sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria affinché la vostra gioia sia totale e possiate venirmi incontro nell’aria. Infatti vi solleverò da terra. Tutti i profeti ve lo dissero e io stesso ve lo preannunciai: ora mi vedrete e la Terra sarà nella gioia più grande”.
Un caro abbraccio fraterno dai vostri Giorgio e Pamela.
13 ottobre 2017