Paolo e le appartenenze
Paolo scrive agli abitanti di Efeso e dice loro (Efesini: 3, 17-20):
“Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nell’amore, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi…”.
Chi sono i santi citati da Paolo?
Come già abbiamo scritto, sono coloro che l’Apocalisse chiama “martiri”, che il Vangelo definisce “eletti”, che l’arcangelo Raffaele chiama “i discesi in missione” nel libro Angeli in astronave. I santi sono coloro che amano il bene, che gioiscono quando trionfa il vero amore, che desiderano la vera pace e la vera bontà in questo mondo. Sono tutti coloro che soffrono la situazione generale senza vero amore.
Paolo dice che in loro abita il Cristo perché i loro cuori sono radicati e fondati nell’amore, nell’amore dello stesso Cristo, la cui potenza d’amore già opera in loro. Paolo era stato accecato dall’amore di Gesù e dopo tre giorni aveva riacquistato la vista fisica, ma soprattutto quella spirituale dell’amore di Dio e del suo prossimo. Fece poi grandi esperienze mistiche e fu sollevato al terzo cielo per ricevere grandi conoscenze celesti e cosmiche. Infatti scrive di sé stesso in terza persona: (2Corinti: 12, 2): “Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa - se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito fino al terzo cielo”.
In quelle esperienze sovrannaturali gli venne mostrato quanto Giovanni scriverà poi nell’Apocalisse. La grande battaglia del bene e del male, della luce e della tenebra, degli spiriti di potenza orgogliosa e violenta e della potenza dell’amore.
La grande battaglia finale che sconfigge il male e le tenebre è fatta da diversi eserciti spirituali contrapposti, con varie alleanze fra di loro che, alla fine, compongono due fronti.
Questo è quanto l’Apocalisse di Giovanni ci fa sapere ed è in sintonia con tutte le Sacre Scritture.
Paolo dice di essere stato sollevato o rapito fino al terzo cielo, sino alle dimensioni e ai mondi dello Spirito che sovraintendono a tutta la creazione cosmica, astrale e fisica.
E in base alle sue esperienze e conoscenze scrive agli abitanti di Efeso (Efesini: 6, 12):
“La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti”.
Paolo non vuole dire che non vi siano principati, potestà e dominatori anche fisici in questo nostro mondo, ma che questi sono collegati, appartenenti e in relazione con principati, potestà e dominatori che non sono creature fatte di sangue e carne, ma spiriti del male che abitano nelle regioni non materiali. Qui “regioni celesti” sta per mondi e dimensioni cosmico-astrali e spirituali negative, del male. Quindi noi con l’amore e con le armi spirituali combattiamo contro queste potenze negative cosmico-astrali e spirituali.
Queste conoscenze ci danno una coscienza della vastità e complessità dei vari mondi e carrozzoni di potere che si agitano nelle varie dimensioni della creazione. E sulla Terra e nella Creazione vi sono appartenenze a questi mondi e a queste dimensioni. Gli schieramenti non sono casuali, ma funzionali e causati da queste appartenenze. Paolo cita la potenza di Cristo che solo ha il potere di sconfiggere, con i discesi in missione e gli eserciti celesti del bene, questi spiriti di potenza negativa.
Armageddon nell’Apocalisse è proprio il teatro cosmico e spirituale nel quale si attua e si compie questa millenaria battaglia. In questo spazio-tempo, Gesù Cristo, i martiri o discesi o eletti in missione, combattono le scelte di egoismo, di potere e di violenza. E ognuno di questi usa i suoi talenti che prendono valore dall’amore, dalla bontà, dalla paziente perseveranza, nel non farsi coinvolgere dalla spirale del male, del rancore e dell’odio.
Questi “eletti” sono canali d’amore e di luce, di pace e di giustizia.
Per essi sarà abbreviato questo tempo di battaglia finale, di grande tribolazione universale.
Intanto questi centri negativi di potere terrestre-extraterrestre combattono per il potere perché non hanno accolto l’amore. E combattono anche fra di loro per la supremazia. I regni che non sono nell’Amore Universale sono divisi in sé stessi perché la sete di potere tormenta ogni centro di potere. Il potere è fine a sé stesso, non conosce la bontà dell’amore che va al beneficio vero di tutti.
Il potere dell’Amore è una lingua sconosciuta a questi spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Questi principati, potestà e dominatori parlano una lingua che non è quella dei martiri, dei discesi, degli eletti, dei figli di Dio che hanno nel cuore il vero amore, la bontà, la giustizia e i benefici per tutti. Chiamano amore quanto è il loro interesse, il loro egoismo, il loro vantaggio da raggiungere ad ogni costo, anche con la violenza palese o subdola.
Si sta radunando silenziosamente, ma con decisione e progressione, l’esercito terrestre dei santi, di coloro che amano il bene, che gioiscono quando trionfa il vero amore, che desiderano la vera pace e la vera bontà in questo mondo. Sono già schierati a battaglia tutti coloro che soffrono la situazione generale senza vero amore e tengono viva nel cuore la fiamma dell’amore, costi quello che costi.
In loro, come scrive Paolo, abita il Cristo perché i loro cuori sono radicati e fondati nell’amore, nell’amore dello stesso Cristo, la cui potenza d’amore già opera in loro.
Noi siamo nell’oblio di questa materia e per noi è difficile potere avere una coscienza chiara ed esatta di questa realtà in movimento. Ma ne siamo certi: fu mostrato e vissuto, è stato scritto, e anche attualmente innumerevoli testimonianze in tutto il mondo lo confermano.
E noi pure ne siamo testimoni. Ognuno di noi ne è testimone vivente. È scritto nello spirito e nel cuore di ognuno di noi.
Se andiamo a dire queste cose a chi le combatte, non saremo capiti e saremo combattuti ancora di più. Per questo scrisse Giovanni nell’Apocalisse (14, 3):
“Essi cantavano un cantico nuovo … E nessuno poteva comprendere quel cantico nuovo… ”.
I discesi in missione parlano la lingua dell’amore, della bontà e di una giustizia che non è di questo mondo. Chi vive nelle logiche dello spirito del mondo non li può capire. Quello dei discesi è come un cantico nuovo e chi appartiene allo spirito del mondo, agli spiriti negativi delle regioni celesti non può capire e comprendere quel cantico.
La vittoria del bene ci sarà, è già in atto. Il male distrugge sé stesso e vorrebbe distruggere il bene e chi vi appartiene, ma lo potrà fare finché gli sarà concesso. Dice la profezia che il male ora è scatenato perché sa che gli resta poco tempo.
La grande tribolazione universale è il segno dell’imminenza della vittoria del bene.
Dio sta per riscattare la creazione e i suoi figli. Gli Angeli ci dissero che più la distruzione sarebbe andata avanti nel nostro mondo con grande sofferenza universale, più avremmo dovuto alzare gli occhi al cielo perché l’ora sarebbe stata vicina. Tutto questo è sotto i nostri occhi sempre di più!
Vogliamo ricordare ancora le parole di Gesù nel Vangelo di Matteo (24, 21-22):
“… vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati”.
Cari amici e fratelli, ora sappiamo chi sono quegli eletti.
Non sono i fanatici religiosi, non sono gli appartenenti a una setta che si sente migliore degli altri, no… Gli eletti siamo tutti noi, ciascuno di noi che ama, soffre e combatte ogni giorno senza cedere al male, alle sue suggestioni, ai suoi rancori e alle sue vendette, alla sua giustizia che giustizia non è. Siamo tutti noi e ciascuno di noi, pur con tutti i nostri difetti, che parliamo la lingua dell’amore, della bontà e di una giustizia che non è di questo mondo.
Siamo tutti noi che la Sacra Scrittura chiama santi, e ora discesi ed eletti e anche martiri, perché il nostro cuore ama il bene, gioisce quando trionfa il vero amore, desidera la vera pace e la vera bontà in questo mondo. Siamo già schierati a battaglia con tutti coloro che soffrono la situazione generale senza vero amore e tengono viva nel cuore la fiamma dell’amore, costi quello che costi.
Nei nostri cuori, come scrive Paolo, abita il Cristo perché i nostri cuori sono radicati e fondati nell’amore, nell’amore dello stesso Cristo, la cui potenza d’amore già opera in noi e intorno a noi. Nonostante i nostri limiti e i nostri difetti. Perché l’amore è più forte e vince anche le nostre debolezze, se il cuore ama e continua ad amare.
Per questo esercito nell’amore, uniti agli eserciti celesti, questo tempo di grande tribolazione o di purificazione sarà abbreviato e Gesù porterà il tempo senza precedenti dell’Amore Universale che mai avrà fine perché eterno come Dio e come i suoi figli deificati.
Con amore, Giorgio e Pamela.
25 luglio 2017