I martiri o i discesi o gli eletti e i talenti

Nel primo scritto dal titolo 1. Conoscenza e coscienza del 27 giugno scorso, abbiamo scritto, fra le altre cose, che il figliuol prodigo si appresta a tornare a casa. Infatti, le profezie e i gravi segni presenti nel nostro mondo ci dicono che è vicino il giorno del grande cambiamento.

Gli Angeli ci assicurarono che così come sta andando adesso questo mondo non potrà andare molto avanti. Verrà il giorno grande e maestoso del ritorno di gloria di Gesù, che farà nuove tutte le cose. Tutto questo è in preparazione perché un esercito di martiri o di discesi o di eletti sta sorgendo e operando secondo le leggi dell’Amore Universale del Creatore, come profetizzato.

Il male è molto rumoroso, il bene più silenzioso e discreto, ma non meno efficace. Tutto si sta svolgendo come previsto dalla provvidente mano del Padre Celeste che vuole riportare a casa il figliuol prodigo che si è perso nei labirinti della negatività.

La volta scorsa, abbiamo scritto anche quanto segue: “Nessuno che ama il bene, soffre per il male e vuole questo mondo nell’amore, è escluso dal numero dei “discesi”. L’Apocalisse li chiama anche “eletti”. Tutti costoro non sono presenze neutre, nonostante tutti i limiti e i difetti umani. Essi formano un esercito e, uniti all’esercito angelico celeste, fanno una missione di pace, di luce, di forza spirituale e di amore. Sul piano umano questo appare poco, ma sul piano spirituale tutto questo è evidente e chiara realtà operante.

È della massima importanza che si abbia coscienza di questo, di questa appartenenza, di questa discesa in missione. La missione è grande anche perché, come già detto, si avvicina il grande giorno del cambiamento nel quale Gesù farà nuove tutte le cose e noi con Lui. Tutto è già in preparazione ed è per questo che, in Angeli in astronave, Raffaele parla anche di oblio.

Molti non lo sanno di essere dei discesi in missione, ma lo sono ugualmente e il loro cuore e il loro spirito sono operanti. Alcuni recuperano questa coscienza da adesso, altri la riavranno alla fine e ne saranno contenti, ma intanto sono spiritualmente operanti anch’essi”.

E ancora: “Questo è il senso dell’imminenza che ci diedero e questa è la speranza-certezza che ci accompagna oggi ancor più di ieri, perché vediamo i segni di una distruzione senza precedenti del nostro mondo e la caduta sempre più in basso del figliuol prodigo.

Il nostro cuore ci dice che le profezie si stanno avverando tutte e che presto vedremo quel sole nuovo profetizzato, senza fine. I segni ci stanno aiutando in questo preannuncio e in questi segni della nuova alba. Si sta formando velocemente quella nuova umanità che risplenderà nel nuovo tempo. Ognuno di noi ne fa parte se nel cuore abbiamo accesa la fiaccola dell’amore universale”.

Abbiamo anche precisato che i “martiri” dell’Apocalisse sono tutti i “discesi” o “eletti” che hanno sofferto a causa dell’ingiustizia e della violenza presente in questo mondo. E che quando il disegno della vendetta divina, qui vendetta significa liberazione dal male e riscatto nel bene, si compirà, l’Amore sarà tornato a rifulgere nell’Universale Famiglia dei figli di Dio.

Tutti i fatti che stanno accadendo in una accelerazione del tempo senza precedenti, ci dicono che quel giorno del riscatto dal male si sta avvicinando a grandi passi ed è molto vicino.

Cosa ha fatto, che cosa sta facendo e farà sino alla fine, questo esercito operante sulla Terra con gli Angeli? C’è una parabola raccontata da Gesù che ci può aiutare a dare una risposta a questa domanda: la parabola dei talenti.

Nel Vangelo di Matteo, al capitolo 25, versetti 14-23, leggiamo:

Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Sappiamo che a colui al quale era stato dato un talento e che lo aveva sotterrato senza farlo fruttare, gli venne tolto anche quello che aveva. Questa parabola ci aiuta a comprendere che ognuno di noi ha ricevuto dei doni, delle potenzialità, delle caratteristiche capaci di fare del bene. E che operando nel giusto, nel bene e nell’amore, noi avremo fatto una bella missione e ci sarà dato molto di più.

Se invece disprezziamo anche il più piccolo di questi doni che ci sono stati dati, non avremo fatto del bene a nessuno e nemmeno a noi stessi e ci ritroveremo a mani vuote.

Riportando la parabola di Gesù ai discesi in missione, agli eletti, a quanti si sentono martiri per l’ingiustizia e la violenza di questo mondo, possiamo fare una riflessione chiedendoci cosa possiamo fare per preparare il nuovo tempo dell’Amore Universale.

Ognuno di noi ha un suo carisma, ha delle potenzialità, ha dei doni da poter distribuire. Lo faremo nel poco, nel quotidiano, via via che la vita ci presenta delle occasioni per poterlo fare. Se noi non disprezziamo di fare questo nel poco, saremo capaci di farlo anche quando ci si presenterà un’occasione per fare di più.

C’è chi di noi ha il dono di portare la pace dove vi sono le discordie, le maldicenze e i rancori. Chi di noi ha il carisma di fare sentire in pace chi è travagliato nel cuore e nell’anima per situazioni che fanno soffrire. Chi può portare i cuori al perdono dove si annidano rancori e rivendicazioni negative. Chi ha la capacità di sollevare le sofferenze anche fisiche, di accogliere i pesi degli altri quando sembrano insopportabili. Chi porta consiglio e luce dove vi è il buio e l’incertezza. Chi dona speranza dove la paura la vuole fare da padrone. Chi sparge il sorriso del dono della vita laddove c’è ombra e cupezza, tristezza e anche disperazione.

Insomma, non è possibile elencare tutti i doni che i discesi in missione o eletti hanno per fare la loro parte, edificare il nuovo tempo e preparare il grande cambiamento. Quando Gesù verrà, raccoglierà tutti coloro che hanno ricevuto questi talenti e avverrà una lievitazione e tutto darà frutti universali tali che ne saremo sbalorditi. Perché queste sono le leggi dell’Amore Universale del Creatore.

E chi non avrà fatto nulla, chi si sarà impegnato per finzione, chi avrà curato le apparenze e pensato solo a fare ciò che si chiama tornaconto, come si vedrà?

La domanda che spesso sentiamo è questa: Ma io cosa posso fare? Il male è troppo grande nel mondo, io sono una cosa piccola… Io non faccio nulla… e altri discorsi del genere.

Spesso dicono questo anche persone che invece vivono l’amore e praticano la bontà. Lo dicono perché sentono forte il male in questo mondo. In questo caso vediamo che è solo necessario fare loro valutare maggiormente il loro operato e la loro vita. Fare loro comprendere più a fondo il valore immenso che ha la loro vita così positiva. Dire loro che nulla va perduto di quanto si fa per amore e nella giustizia, nella bontà e nel desiderio vero di costruire in noi, intorno a noi e dove possibile, quanto edifica il bene.

Gli Angeli insistevano a dirci che dove c’è la bontà, c’è Dio. E se c’è Dio tutto costruisce anche laddove imperversano le difficoltà e la battaglia quotidiana. Il letame fa germogliare le piante e sbocciare i fiori. Così noi spesso ci troviamo a coltivare la nostra vita interiore e l’amore di Dio e del prossimo in una situazione dove lavoriamo il letame. Anche questo esempio ci può aiutare a capire che non dobbiamo farci impressionare da quanto intorno a noi non profuma. Ciò che conta è il nostro intendimento, il nostro cuore, la nostra preghiera, facendo fruttare i nostri talenti.

Il fatto che non possiamo fare cose così grandi ed eclatanti non significa nulla. Una casa è fatta di piccoli mattoni e di piccole pietre. Un tetto è fatto di tegole. Il disegno universale è proprio così. Ognuno di noi mette il suo mattone, la sua pietra, la sua calce, la sua tegola, ogni giorno, ogni momento. E se in qualche momento non lo facciamo, possiamo farlo poi. Se abbiamo un giorno no, possiamo farlo nel giorno sì. L’importante è non desistere, perseverare, continuare a edificare. Nulla va perso, nulla passa inutilmente, nulla sfugge di quanto di buono facciamo e vogliamo fare. Dio ci ama. Gli Angeli ci amano. I nostri Fratelli che sono in posizione favorevole rispetto a noi, tutti operano con noi valorizzando al massimo ogni nostro anelito, ogni nostro sforzo, ogni nostra azione interiore ed esteriore.

Gli Angeli ci dicevano:

Vedete con quale impegno nel mondo ci si dà da fare anche per le cose che non vanno bene? Tanto più dovrete essere coscienti voi nell’operare con impegno nella vostra missione.

Tanto più che ora non c’è più molto tempo e che le cose precipitano ovunque. La salvezza è alle porte e per tutti voi il Padre affretterà la venuta di Gesù per il tempo dell’Amore Universale”.

Noi abbiamo tutti gli incoraggiamenti del Cielo, tutta l’assistenza dall’Alto, per poter operare sapendo che lo possiamo fare con pace, con gioia e gratitudine.

In questo Amore del Cielo, vi diamo l’abbraccio fraterno di sempre.

Siamo i vostri fratelli Giorgio e Pamela.

16 luglio 2017