Il figliuol prodigo e i martiri

Carissimi fratelli e sorelle, un saluto e un abbraccio del cuore come una preghiera di ogni bene.

Il tempo corre e tutto pare prendere un’accelerazione. Tutto scorre e accade come nella storia dell’umanità non era mai accaduto. Ci venne detto che sarebbe stato un segno dei tempi per sottolinearci che un tempo vecchio cede il passo ad un tempo totalmente nuovo. 

Questo, da una parte, accende il cuore di attese e la mente di speranze, da un’altra crea molte preoccupazioni per quanti vedono che nel nostro mondo avvengono cose anche molto brutte. Gli interrogativi ci sono e la speranza, che tutto presto possa avere una soluzione positiva, è grande.

Alcuni si chiedono come sarà il nostro mondo, se le cose continueranno a peggiorare su fronti molto vitali. Altri hanno una fede salda nel credere che una svolta positiva ci debba essere perché non riescono nemmeno a pensare che le cose possano concludersi nel dramma o tragicamente.

Il messaggio che gli Angeli ci hanno portato nel 1980, esposto sinteticamente nel libro “Angeli in astronave” (Edizioni Mediterranee – Roma), ci dice che non sarà permesso, a chi vuole distruggere questo pianeta per egoismo e per motivi di potere, di portare a termine scelte definitive di malattia e di morte. L’illusione che sia cosa buona portare benefici a sé stessi e a pochi a danno di molti, sarà sfatata. Gli Angeli di Dio sovraintendono e custodiscono la Creazione, pur lasciandoci liberi, e non permetteranno che un disegno così bello e grandioso sia annullato per l’ottusità e la violenza di chi sta facendo esperienze molto negative. Ci si chiede allora perché sia concesso tanto al male.

La risposta può anche essere espressa con la parabola del “figliuol prodigo” del Vangelo. In essa Gesù dice che un figlio vuole dal padre tutto ciò che gli spetta per eredità e se ne va abbandonando la sua casa natia. Si sottintende che egli vuole andare lontano per sperimentare una libertà negativa, altrimenti avrebbe anche potuto restare col padre e con la sua famiglia.

Questo figlio rifiuta l’amore del padre e le buone regole che tengono unita e nell’amore tutta la sua famiglia. Così commette errore su errore e, dopo avere sperperato e sprecato la sua fortuna, solo quando si riduce a fare il porcaro e a mangiare le ghiande coi porci per sopravvivere, capisce di avere sbagliato e torna dal padre. Il padre lo aspetta e, quando lo vede, lo abbraccia e ordina per lui una grande festa, perché suo figlio ha fatto ritorno a casa.

Questa parabola ci fa riflettere. Vi sono coloro che compiono il male e provocano dolore e lutti contravvenendo a tutte le leggi dell’amore universale di Dio e della Fraternità Universale. Sono ostinati e non si arrendono finché non toccheranno il fondo delle loro malefatte. Infatti, le leggi dell’amore universale ad un certo punto, prima o poi, si ritorcono contro chi le ha disprezzate. La giustizia esiste ed è alla base dell’amore. Si sente dire da alcuni che però questa permissione provoca dolore a troppe persone innocenti. Ed è vero. Ma chiediamoci quanto dolore avrà provocato il comportamento del figliuol prodigo, quanta amarezza avrà portato ai membri della sua famiglia. Sicuramente il padre avrà mandato dei familiari a dire a quel figlio di ravvedersi, di tornare a casa, prima che le estreme conseguenze non lo avessero ridotto al peggio. Ogni fallimento dei familiari avrà rinnovato quel dolore.

Ora, quante scelte di egoismo, di potere e di violenza portano rovine e distruzione contro l’umanità, la sofferenza diventa grande per quanti amano la giustizia, l’amore e la bontà. Vi sono sofferenze tali, nel nostro mondo, da farci tenere il fiato sospeso quando ne abbiamo prova o notizia.

Chissà che il “figliuol prodigo”, nella sua follia, non abbia offeso e anche picchiato gravemente chi lo invitava a tornare in senno. Tutto possiamo presupporre nella parabola che rispecchia la realtà di questo mondo.  

Non a caso nel quinto sigillo dell’Apocalisse troviamo che i martiri rivolgono a Dio un’accorata ed estrema preghiera: “Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa.

E gridarono a gran voce: «Fino a quando, Sovrano, tu che sei santo e verace, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra?». Allora venne data a ciascuno di essi una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli che dovevano essere uccisi come loro” (Apocalisse: 6, 9-11).

Chi sono coloro che furono immolati, se non le vittime dell’ingiustizia e della violenza, le vittime di coloro che hanno violato le leggi dell’amore universale di Dio? Lo stesso Gesù viene chiamato l’Agnello immolato perché vittima dell’ingiustizia e della violenza del male.

Nella storia dell’umanità queste vittime sono state, sono e saranno tante, finché non verrà il giorno grande e maestoso, profetizzato, nel quale sorgerà il sole della giustizia e dell’amore universale. Intanto la preghiera di questi martiri sale a Dio:

«Fino a quando, Sovrano, tu che sei santo e verace, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra?».

La vendetta qui non è da intendere al modo umano. I testi sacri vanno letti nel loro significato contestuale e profondo perché hanno un loro codice coerente. Non è bene liquidarli come non veri solo perché non se ne comprende il significato profondo.

La vendetta qui sta per riscatto dal male, per rivincita del bene sul male. Il padre del “figliuol prodigo” ha la sua vendetta sul male, la sua rivincita sulla perdita del figlio perché lo libera dal male, lo riscatta dalle scelte sbagliate e lo riporta così a casa.  

La radice latina di questa parola significa proprio liberare, riscattare, difendere.

Quale giustizia chiede il sangue, che è anche simbolo di sofferenza, il sangue dei martiri, di coloro che hanno sofferto anche atrocemente a causa di chi voleva e vuole la violenza e l’ingiustizia?

La vendetta, il riscatto, la liberazione di queste persone negative, affinché non possano più fare soffrire gli altri, perché siano liberati dal male, riscattati dallo spirito di violenza e di ingiustizia che li possiede. La risposta di Dio è quella di pazientare ancora un poco “finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli che dovevano essere uccisi come loro”. Intanto però a questi martiri viene dato il premio per la loro missione, per il loro servizio di liberazione dal male, per avere sofferto per il riscatto dei fratelli violenti, perché tornino in essi la giustizia e l’amore. C’è un numero di questi martiri che deve essere completato. Dopo di che verrà posto fine al male. Allora la salvezza dei cattivi sarà stata compiuta, nelle leggi dell’amore-giustizia misericordioso.

Qui ci può aiutare quanto l’arcangelo Raffaele ci disse ed è riportato in “Angeli in astronave”, al capitolo quarto dal titolo “La valle dei contatti”.

Raffaele ci disse: “La Bibbia vi parla di un combattimento fra l’Esercito Celeste e le forze del male. Ebbene, l’Esercito del Signore Iddio ha le sue Milizie nello spazio che si prodigano per il trionfo del bene sulla Terra: un esercito impegnato in una “guerra” d’Amore e di salvezza dal male. Sempre più numerosi saranno in questo tempo i discesi sulla Terra per questa grande missione. Siamo in tanti”.

E questi lo sanno di essere tali?”, chiesi. “Molti non lo sanno”, rispose, “perché un oblio viene ad impedire il chiaro ricordo della loro provenienza. L’oblio è necessario affinché il soggiorno durante la vita sul pianeta non sia reso troppo penoso. Ma poi ogni fratello appartenente all’Amore Universale che ha compiuto il suo tempo sulla Terra, riacquista piena coscienza di chi è, e potrà valutare la sua opera e l’aiuto che da noi non venne mai meno”.

Raffaele apre un sipario che ci può spiegare molte cose. “I discesi” chi sono?

Perché in questo tempo saranno sempre più numerosi? Perché compiono una grande missione?

Questi discesi sono comunque quegli stessi “martiri” del quinto sigillo dell’Apocalisse.

Secondo le Sacre Scritture, per essere martiri non occorre necessariamente essere uccisi e versare il proprio sangue a causa dell’ingiustizia e della violenza. Ogni persona che ama il bene, che è gioioso quando vede che c’è l’amore, che desidera che vi sia la bontà e che opera nella sua vita per la pace e per la libertà, appartiene a quei “discesi” di cui parla l’arcangelo Raffaele. Essi soffrono nel vedere quanto è contrario alle leggi dell’amore universale del Creatore. Fanno quanto è in loro potere o nel loro cuore per cambiare le cose, per convertire i cuori duri, per portare l’amore dove è l’odio, e così via. Lo fanno spiritualmente se non possono farlo materialmente.

È un servizio d’amore e di salvezza in unione con gli Angeli del Cielo.

Nessuno che ama il bene, soffre per il male e vuole questo mondo nell’amore, è escluso dal numero dei “discesi”. L’Apocalisse li chiama anche “eletti”. Tutti costoro non sono presenze neutre, nonostante tutti i limiti e i difetti umani. Essi formano un esercito e, uniti all’esercito angelico celeste, fanno una missione di pace, di luce, di forza spirituale e di amore. Sul piano umano questo appare poco, ma sul piano spirituale tutto questo è evidente e chiara realtà operante.

È della massima importanza che si abbia coscienza di questo, di questa appartenenza, di questa discesa in missione. La missione è grande anche perché si avvicina il grande giorno del cambiamento nel quale Gesù farà nuove tutte le cose e noi con Lui. Tutto è già in preparazione ed è per questo che Raffaele parla anche di oblio. Molti non lo sanno di essere dei “discesi in missione”, ma lo sono ugualmente e il loro cuore e il loro spirito sono operanti. Alcuni recuperano questa coscienza, altri la riavranno alla fine e ne saranno contenti, ma intanto sono spiritualmente operanti anch’essi.

Il ritorno a casa del “figliuol prodigo” è vicino e tutto cambierà. Egli ringrazierà coloro che lo hanno aiutato a capire e che hanno sopportato tanto dolore, come Gesù, per questo suo ritorno.

Vi sarà grande festa, come non possiamo immaginare, e il nostro mondo sarà totalmente cambiato. Ce lo dice la Bibbia con i profeti, ce lo dice il Vangelo di Gesù, ce lo dice l’Apocalisse di Giovanni e ce lo dicono tutte le grandi tradizioni di fede religiosa di tutti i tempi, pur se con linguaggi diversi.

Gli Angeli ci dissero: “Quanto pensate di poter andare avanti così in questo vostro mondo?

Non potrete andare oltre un certo limite e noi interverremo e Gesù tornerà sulle nubi del cielo a fare nuove con voi tutte le cose”.

Questo è il senso dell’imminenza che ci diedero e questa è la speranza-certezza che ci accompagna oggi ancor più di ieri, perché vediamo i segni di una distruzione senza precedenti del nostro mondo e la caduta sempre più in basso del “figliuol prodigo”.

Il nostro cuore ci dice che le profezie si stanno avverando tutte e che presto vedremo quel sole nuovo profetizzato, senza fine. I segni ci stanno aiutando in questo preannuncio e in questi segni della nuova alba. Si sta formando velocemente quella nuova umanità che prenderà posto nel nuovo tempo. Ognuno di noi ne fa parte se nel cuore abbiamo accesa la fiaccola dell’amore universale.

Un caro abbraccio fraterno dai vostri Giorgio e Pamela.

27 giugno 2017